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Lasciate che mi presenti...
#11
Ciao amici miatisti tutti. Giusto per soddisfare le vostre curiosità, vi ripropongo quanto ho già detto agli amici miatisti pugliesi e non del Pulp Grup, in merito alle origini del mio nick...che nulla ha di contemporaneo, ma è stato gentilmente preso in prestito dalla Storia Greca:
Iperbolo populista sfortunato!
"Diciamo che di lui si sa poco, e quel poco è anche brutto. Diciamo che è così sconosciuto che non si merita neppure una voce, per quanto striminzita, su Wikipedia. Diciamo che, per giunta, assai probabilmente era proprio antipatico di suo, ma antipatico forte. E allora perché mi intestardisco a voler scrivere una Badilata di cultura su di lui, su Iperbolo del demo di Peritoide, che, porca miseria, già con un nome del genere è ovvio che sei destinato al dileggio e all’oblio, e magari a tutti e due assieme?

Il fatto è che mi intriga. Dirò di più, mi ha sempre intrigato. Per uno storico è un sfida occuparsi di un personaggio di cui si sa quasi nulla. Soprattutto se, però, quei radi accenni che trovi di lui ti fanno sospettare che invece se ne dovrebbe sapere di più.

Iperbolo era Ateniese, e di mestiere o di famiglia, vendeva lucerne. Un piccolo imprenditore, diremmo oggi, di quelli che hanno la fabbrichetta in periferia, un buon tenore di vita ed alle spalle una famiglia che frequenta i posti giusti perché ha i soldi per pagarsi l’ingresso. Non gli antenati, però, per garantirsi il rispetto dei nobili e dei ricchi da sempre.

Erano così, i politici della “seconda generazione”, quelli venuti su sotto la democrazia di Pericle, ma che erano una ventina d’anni più giovani di lui. I suoi “figli” spirituali, in un certo senso, quando non ne erano proprio nipoti carnali, come Alcibiade. Erano nati in una città in cui Pericle comandava con somma eleganza, e con tutta la nonchalance e il savoir faire che è tipico del signore per nascita. Era così principesco, Pericle, che si toglieva lo sfizio d’essere perfino democratico. Ma fra lui e il popolo, e soprattutto fra lui ed i popolani, c’era tutto l’abisso incolmabile che danno la cultura, l’intelligenza e il buon gusto acquistati solo per tramite di una infinita sequela di antenati da sempre al potere.

I nuovi, invece, erano grezzi. Ma da rimanerci secchi, santi dei! Gente, per dire, che lavorava. Avevano attività di famiglia, bottegucce e rivendite: facevano armi, lucerne, poco ci mancava salsicce, e le madri le vendevano, al bancone, magari strillando per reclamizzarle ai clienti. Erano spicci nei modi, e, talvolta, brutali nell’eloquio. Nelle assemblee prendevano la parola, fregandosene delle precedenze per anzianità e per titoli e, qualche volta, delle direttive di partito. Salivano sul podio e gridavano, gesticolando per attirare l’attenzione: “Gli alleati? Gli facciamo un ***** così a ’sti ***** d’alleati! Dove sono, questi finocchi, quando si tratta di combattere? Se non ci siamo noi che gli salviamo il *****, quando arrivano i Persiani, cosa fanno? Fanno quello che vogliamo noi, gli alleati, e quando glielo diciamo, e anche grazie, che a queste quattro checche gli diamo la possibilità di continuare a vivere, noi! Quindi zitti, mucci, e ci paghino le spese delle guerre e delle paci! E gli Spartani, li si prende a calci sul sedere! Siamo i padroni del mondo, non si può dire, dobbiamo stare anche a guardare come ci muoviamo?”

Ecco, erano così, i nuovi politici: rozzi, brutali, pensava la vecchia guardia; diretti, preferivano pensarsi loro: gente spiccia di modi e d’eloquio, con un filo diretto con la massa, che non ha tempo da perdere in salamelecchi e contorcimenti mentali, perché il tempo è denaro, l’impero non si mantiene con l’educazione e in tutte le assemblee, da sempre, un “Culattone!” piazzato con la giusta dose di disprezzo fa immancabilmente guadagnare un bordello di voti.

Di questa pasta era Iperbolo. Una seconda fila, per altro. Davanti c’era Cleone, l’autentico tribuno, il vero anti-Pericle, uno che alle assemblee per poco non ruttava in pubblico, tanto per chiarire che veniva dal popolo e con il popolo si trovava a suo agio. Ma fa un errore clamoroso, Cleone: ad un certo punto, muore. E in guerra, improvvisamente. È un passo falso che un leader paga di brutto.

“Siamo fottuti!” pensano, tanto per restare coerenti con il lessico, i rimanenti del suo partito, l’ala radicale dei democratici: sulla piazza sono disponibili, come leader, Alcibiade, l’infido giovinetto belloccio che sgomita per il potere, flirta con tutti, ed è capace di qualsiasi cosa, tranne che pronunciare in maniera corretta la erre, quando parla; e Nicia, l’opaco Nicia, che è anche bravo, ma santi numi, è così moderato che se gli dici buh si spaura, e, anche per decidere di che colore prendere un mantello, prima fa tre novene di preghiere per avere dagli dei un segno d’indirizzo.

Iperbolo sente la vertigine dell’occasione che devi afferrare. L’hanno sempre mandato allo sbaraglio, per non dire al macello, quando si trattava di massacrare e di essere massacrato: perché lui ha una faccia di tola che non sente gli urti, un muso rotto che si becca sputi ed offese e le restituisce senza un’esitazione. Poi, per l’intrigo, c’ha gusto. Se sei una seconda fila, lo devi avere, o vieni retrocesso in terza e quarta in men che non si dica. E allora, via, stavolta prova a giocare per sé. Buttare fuori Alcibiade, e Nicia, in una botta sola, o almeno uno, e l’altro, di conseguenza, ridimensionato da sé. Si poteva fare: bastava riuscire a metterli in lizza per l’ostracismo. Adesso si direbbe: in nomination. Be’, un po’ al Grande Fratello ci somigliava. Si convocavano gli Ateniesi e si chiedeva: “Ragazzi, secondo voi, qualcuno in città potrebbe rappresentare un pericolo per la democrazia?”. E se almeno 6000 (o più di 6000, su questo un po’ si brancola) dicevano: sì, il signor Tale e il signor Talaltro, Tale e Talaltro, un mese dopo, si presentavano ad una votazione pubblica e chi riceveva più schede, cioè ostraka, veniva mandato lontano da Atene per cinque anni. Una specie di primarie all’incontrario, se si vuole.

Iperbolo i suoi 6000 Ateniesi che votano alla prima convocazione li trova. Il che dimostra che buoni agganci e testa doveva averli. Ma qui gli scricchiola il piano. Tucidide e Plutarco quando parlano di lui lo descrivono come “uomo cattivo”, modo elegante per dire: figlio di *****. Invece, paradossalmente, non doveva esserlo abbastanza. Perché i due concorrenti, Nicia e Alcibiade, cioè il bigotto baciabanchi e il ragazzetto bleso, lo erano assai più di lui. Non si possono vedere, i due, ma, quando usmano l’aria che tira, si vedono, eccome. Anzi, si guardano negli occhi ben bene, e siglano un accordo: uniamo le forze per farlo fuori, ’sta zecca che tormenta tutti e due, e poi, risolto il problema, torniamo a farci la guerra con il nostro fair play ben rodato. Del resto, da sempre, gli accordi fra gentiluomini si stringono fra gentiluomini, appunto, per fregare gli zotici che nel mondo dei gentiluomini non hanno il diritto di entrare.

Quando Iperbolo va in assemblea, ci entra con il sorriso del vincitore, e ne esce con la smorfia del trombato. Nicia e Alcibiade fanno confluire i voti sul suo nome. Insomma, è fuori, e non gli resta che prendere la via dell’esilio.

Dove va? Che fa? Non se ne sa nulla. Ma in quel marasma di rivolgimenti e di cambi di campo che è la guerra del Peloponneso, sei anni dopo, nel 411, sappiamo che è a Samo, con la flotta di Atene.

Brutta roba, stare a Samo, in quel momento. Veramente, brutta roba anche stare ad Atene. C’è un colpo di stato in atto, e nessuno ci capisce granché. Gli Oligarchi hanno preso il potere, ma fanno finta di non averlo preso, e di non essere neppure tanto Oligarchi. Li comanda Teramene, del resto, e questo già spiega perché non ci si capisca nulla.

Pure a Samo non si sa bene che pesci pigliare. C’è la flotta Ateniese, formata in gran parte da marinai poveri, i teti, cioè lo zoccolo duro della democrazia: quelli che se solo gli tocchi la memoria di Pericle e Cleone bestemmiano tutti gli dei uno in fila all’altro, e per soprammercato ti spaccano un boccale in testa; ci sono i Sami, che si sono ribellati, grazie all’appoggio degli Ateniesi della flotta, contro gli aristocratici locali, e hanno instaurato un regime democratico. Poi, fra i Sami democratici ce ne sono trecento, che sono democratici, ma quando sentono che ad Atene hanno preso il potere gli Oligarchi, dicono. “Ohibò, vediamo di stare con loro” e cercano di far fuori gli altri Sami, rimasti ancora democratici e fedeli al regime ateniese. E in mezzo ci sono due comandanti ateniesi, Pisandro e un certo Carmino, che sono democratici, ma trattano con gli Oligarchi di Atene e hanno stretto un patto con i Sami non più democratici di Samo… vi siete persi? Ok, pure io.

Fatto sta che in mezzo a tutto ’sto casino di gente che cambia partito o ritrova quello vecchio, o sta a guardare nell’attesa di saltare il fosso dove più convenga, c’è anche Iperbolo. Che non sappiamo come ci sia arrivato, a Samo, né che faccia, perché l’unica cosa che Tucidide alla fin fine ci dice di lui è che i Sami convertiti all’oligarchia e gli Ateniesi doppiogiochisti si accordano per farlo fuori. Così, di botto. L’unica vittima vera di tutto questo complotto cervellotico, per altro.

Tucidide non ci spende una lacrima. Non spende mai una lacrima per nessuno, ma porca miseria, per Iperbolo neanche ci pensa. L’impietoso epitaffio per questo che, gira gira, è pur sempre un martire degli Oligarchi è: [era] un ateniese malvagio, ostracizzato non per timore della sua potenza o del suo prestigio, ma per la cattiveria e meschineria della città*. All’anima della partecipazione. Neppure la fine che fa serve a riscattarlo dal suo destino di seconda fila perenne: non acquista grazia neanche dal martirio, è tutto dire.

Tutto qui, su Iperbolo. Era davvero solo una mezzacalzetta un po’ stupida che ci rimette la vita per caso, o un capopopolo tanto pericoloso da essere l’unico che doveva essere fatto fuori in fretta? Era odioso, stupido, o tutte e due le cose assieme o magari nessuna della due, e il suo solo difetto era quello di non essere stato parte del circolo giusto, di non essere abbastanza chic? Non lo sapremo mai, non abbiamo elementi e fonti.

Il tempo, si dice, è galantuomo. Può, darsi, sì, ma non sempre e non con tutti."
Grazie a tutti dei Vostri fantastici messaggi di benvenuto!
Un saluto particolare a Mario, originale Polpo Pugliese!
Iperbolo - http://www.mx5pulpgrup.it
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Filtro a pannello K&N
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#12
Arrestatelo, picchiatelo............ha scritto un romanzo !!!!

Chi mi fa' un riassunto ????? SmileSmileSmile
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#13
alessandrogelsi Ha scritto:Arrestatelo, picchiatelo............ha scritto un romanzo !!!!

Chi mi fa' un riassunto ????? SmileSmileSmile

:haha: fatti spiegare Gelsi e fammi sapere!
TwinS 1.8 Strato Blue Mica
150/250

non il semplice spostarsi, bensì il piacere di muoversi.. vivere la Guida

[Immagine: http://i42.tinypic.com/91jnr9.jpg]
"Ventennale Miata" per il nostro 20th Anniversario
Castiglion Fiorentino, febbraio 2009
..oltre 80 MX-5
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#14
:haha: :haha: :haha:

Avevate chiesto se iperbolo era l'ottavo nano ? :roll:
Avevate chiesto dove era stato scovato ? Shock
Bhe ora non lamentatevi di come sono state soddisfatte le vs. curiosita' !! Tongue
Bye Mrgreen :chessygrin: Mrgreen


P.s. Iperbolo Cool Cool
Shark
M3RC / NC - 1800 - WIND - Sunlight Silver Met.
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